Piazza Plebiscito e Palazzo Reale

E a leggenda della corsa a Piazza Plebiscito

Piazza del Plebiscito, a Napoli, dapprima conosciuta come Foro regio, poi ribattezzata Largo di palazzo, deve l’attuale nome al Plebiscito del 1860, in seguito al quale il Regno delle Due Sicilie fu annesso a quello di Sardegna.

Tra le più grandi d’Italia, e sicuramente la principale di Napoli, si apre al cospetto della collina del Vomero, della Certosa di San Martino e del castello di Sant’Elmo.
Ai suoi estremi, è delimitata, da una parte, dal Palazzo Reale, costruito nel XVI secolo e, dall’altra, dalla basilica di San Francesco di Paola, edificata, invece, nell’Ottocento. Al centro campeggiano le statue di Carlo III e di suo figlio Ferdinando I a cavallo.
Piazza Plebiscito, concepita nell’ambito del progetto del Palazzo Reale dall’architetto Domenico Fontana, fu costruita, in realtà, solo dopo la fine dei lavori di edificazione dell’immobile, quando il progettista pensò di dotare il Palazzo Reale di uno sfondo che fungesse da collegamento tra il centro storico e il mare.

Piazza Plebiscito: caratteristiche

piazza del plebiscito

Venticinquemila metri quadrati custoditi da un maestoso porticato semicircolare: Piazza Plebiscito si allarga alla vista del visitatore in maniera del tutto inaspettata, alla fine di via Toledo. Le sue dimensioni ne fanno, da sempre (prima ancora che fosse rivestita dal ciottolato), il punto nevralgico degli eventi della città.

Se i lati della costruzione sono delimitati dal Palazzo Reale e dalla Basilica, il centro è dominato, invece, da due palazzi gemelli: la Prefettura e Palazzo Salerno, uno rivolto verso il mare, l’altro verso l’interno.
Le statue equestri che dominano il cuore della piazza sono opera di Antonio Canova (quella di Carlo III) e di un suo allievo (quella di Federico I), quando il maestro la lasciò incompiuta.

La forma della costruzione è assolutamente unica e singolare: si tratta di un semicerchio unito a un rettangolo. In realtà, la piazza non fu concepita così sin dall’inizio, ma quello che appare oggi è il risultato di diverse stratificazioni e rivisitazioni che si sono succedute dal Seicento in poi.

Il colonnato, a metà tra il modello di San Pietro e quello del Pantheon di Roma, è teatro di un’antica leggenda che, ancora oggi, appassiona visitatori e cittadini.

Il tunnel borbonico



Piazza del Plebiscito ha anche una vita sotterranea: è il tunnel borbonico che si inoltra fino a 40 metri sotto il livello del suolo.

Si accede da via del Grottone ed è intitolato al re Ferdinando II che ne volle la costruzione per collegare piazza Vittoria al Palazzo Reale, in modo da potersi assicurare una via di fuga, in caso di necessità. Gli scavi, però, non furono mai completati e oggi il sito è un luogo di attrazione turistica, grazie anche alla possibilità di attraversare in barca un fiume ospitato dalle viscere della città e di godere di uno scenario imperdibile che ha il sapore di una storia antichissima e gloriosa.

Il gioco della corsa tra cavalli (o la leggenda della corsa)

I napoletani parlano di una maledizione: secondo la credenza popolare, fu la regina Margherita di Savoia a lanciarla ai suoi prigionieri. Li sfidò assicurando loro che se fossero stati in grado di percorrere a piedi e bendati il tratto di strada tra il Palazzo Reale e il centro delle statue equestri avrebbe concesso loro la libertà, risparmando la condanna a morte. Nessuno di loro, però, riuscì mai nell’impresa.
La sfida, tramandata attraverso i secoli, è giunta così fino ai giorni nostri. E oggi appassiona cittadini e visitatori. La difficoltà di arrivare bendati esattamente al centro delle due sculture, in realtà, nulla ha a che fare con la maledizione della regina. Tutt’altro, la spiegazione è davvero molto razionale: è la disposizione del ciottolato a spingere chiunque si avventuri nell’impresa ai lati della piazza, allontanandolo dal centro.

Palazzo Reale: storia e caratteristiche

Fondato nell’Ottocento con il compito preciso di ospitare il re di Spagna, su commissione del viceré spagnolo, il Palazzo Reale fu una delle quattro residenze utilizzate dai Borboni, durante tutto il periodo del regno delle due Sicilie.

Il re Filippo III di Spagna, per il quale era stato costruito, in realtà, cambiò idea e a Palazzo non arrivò mai. Distrutto durante un incendio nel 1837, fu restaurato e ricostruito per opera di Genovese e Vanvitelli.

palazzo reale

Cosa vedere

Il principale appartamento del Palazzo Reale è, oggi, adibito a museo: racchiude una serie di sale, tra le quali anche il teatro e la cappella. Al loro interno, si possono ammirare le opere di artisti come Battistello Caracciolo, Consalvo Carelli, Francesco De Mura, Luca Giordano, Guercino, Filippo e Nicola Palizzi, Mattia Preti, Massimo Stanzione e Andrea Vaccaro.

La passeggiata all’esterno offre una splendida vista sul golfo di Napoli e sul Vesuvio. Il cortile principale è anche la porta di ingresso verso i giardini, ricchi di percorsi segreti di antica memoria e sculture d’epoca neoclassica.

Sulla facciata, trovano posto ben 8 statue che raffigurano i sovrani di Napoli: furono collocate in ordine cronologico su disposizione di Umberto I di Savoia (1888), che escluse volontariamente tutti i sovrani appartenenti alla dinastia dei Borboni e decise di dare un posto d’onore, l’ultimo, a Vittorio Emanuele II che, in realtà, non diventò mai re di Napoli ma d’Italia.