Visitare la Sanità a Pasqua con le Catacombe e il Palazzo dello Spagnuolo

Pasqua, come Natale, per i napoletani è un’attesa di sapori. Dal casatiello alla pastiera, i cittadini attendono con ansia l’arrivo della festa per ritrovarsi in pasticceria. Anche per il turista un morso a queste specialità è d’obbligo prima di tuffarsi alla scoperta della città, che offre una lunga serie di tesori da scoprire, in superficie come nel sottosuolo. Quali sono, allora, le tappe irrinunciabili?

Napoli a Pasqua: il rione Sanità

(foto di Nico Nocera)

Luogo di sepoltura prima che Napoli si diffondesse sulle sue colline, il rione Sanità sembra aver conservato nel tempo un intimo rapporto con la morte ed è famoso per la sua reputazione degna di un giallo.

Il quartiere si trova nella porzione settentrionale di Napoli, arroccato sopra la città vecchia e a poca distanza dal Vomero. È dominato dalla basilica della Madre del Buon Consiglio: la chiesa fu costruita sul modello di San Pietro a Roma tra il 1920 e il 1960. La similitudine, però, riguarda solo l’esterno. Gli interni sono, infatti, in stile neoclassico e ospitano una copia della Pietà di Michelangelo.

Le catacombe di San Gennaro

Quelle di San Gennaro sono le più antiche catacombe paleocristiane non solo di Napoli, ma anche dell’intera Italia meridionale. Scavate nel tufo vulcanico della collina di Capodimonte nel II secolo, furono utilizzate dai romani pagani perché le loro leggi proibivano la presenza di cimiteri intramurali.

Nel III secolo vi fu sepolto Sant’Agrippino, primo patrono della città. Questo attirò i primi cristiani, desiderosi di riposare al suo fianco.

Il sito assunse maggiore importanza dal V secolo, con l’arrivo delle spoglie di San Gennaro, che furono poi trafugate nel IX secolo dai longobardi. Una volta recuperate, le reliquie vennero messe al sicuro nel futuro Duomo di Napoli.

Del tutto dimenticate dal XII secolo, furono riscoperte nel Settecento. Servirono, dunque, da rifugio durante la seconda guerra mondiale, quando subirono gravi danneggiamenti. Il recupero, iniziato negli anni Settanta, è terminato nel nuovo secolo.

Le catacombe di San Gennaro sono divise in due livelli.
Il livello superiore, scavato dal III secolo, nasce da un ipogeo (tomba sotterranea) di nobili cristiani e mostra tre tipi di tombe:
• il loculo o nicchia scavato nel muro, dove venivano adagiati i corpi dei defunti
• il cubiculum o camera sepolcrale, solitamente sormontato da un arcosolio e decorato con affreschi
• la fossa comune, dove venivano seppelliti i corpi, a più strati inframezzati da terra

Il vestibolo inferiore delle Catacombe di San Gennaro si dispiega in gallerie molto profonde: sul soffitto, gli affreschi del II e III secolo ricordano lo stile pompeiano.
Al suo interno, è ospitata la cappella dedicata a Sant’Agrippino.

La visita alle catacombe di San Gennaro si conclude con la basilica di San Gennaro extra moenia, costruita in epoca paleocristiana, una delle più antiche di Napoli.

Napoli a Pasqua: le catacombe di San Gaudioso

Le catacombe di San Gaudioso sono state riaperte al pubblico solo alla fine degli anni 2000, dopo un meticoloso restauro: si trovano sotto il monumento principale del rione Sanità, la Basilica di Santa Maria della Sanità, eretta nel XVII secolo in soli undici anni. Il nome si riferisce a un’immagine miracolosa della Vergine, la più antica di Napoli, detta della salute, da cui il titolo del quartiere.

Le catacombe, scavate in una collina di tufo, furono utilizzate fin dal IV secolo dai cristiani. San Gaudioso, martire tunisino, vi fu sepolto nel 453, e molti fedeli poi vollero riposare al suo fianco. Le reliquie furono poi trasferite in città, per proteggerle dalle invasioni.

In seguito alla frana del I millennio, le catacombe caddero nell’oblio fino alla loro riscoperta, nel XVI secolo, da parte dei domenicani. Le vecchie tombe furono svuotate per far posto a quelle nuove. Vi si accede attraverso una piccola porta, sul retro della cripta e subito ci si ritrova davanti a ciò che resta della tomba di San Gaudioso, ancora ricoperta da antichissimi mosaici.
La visita prosegue con una sala composta da più nicchie: è qui che i corpi dei defunti venivano inviati attraverso una botola e posti in posizione seduta per essere drenati dai fluidi e gas corporei. Una volta essiccati i teschi venivano, quindi, separati dai corpi e posti sopra degli affreschi che rappresentano il loro scheletro. La pratica fu abolita nel 1637.

Napoli a Pasqua: il palazzo Spagnuolo

(foto di Nico Nocera)

Nel 1738, il marchese Nicola Moscati ereditò due palazzi vicini e li fece unire in un’unica residenza dall’architetto napoletano Ferdinando Sanfelice. Per compiere l’opera, il progettista realizzò uno scalone monumentale, a forma di ala di falco. L’effetto fu così impressionante che divenne modello per molte altre scale napoletane.

Nell’Ottocento il palazzo fu venduto a Tommazo Atienza. Fu lui a essere soprannominato lo spagnuolo, da cui l’attuale nome del palazzo.

L’edificio al momento è privato e può essere visitato solo dall’esterno, ma si prevede di aprire al suo interno un museo dedicato all’attore comico napoletano Totò.